Sensi di colpa
Per i siciliani la presenza quotidiana del sole è un fatto così scontato che la sua assenza (anche per un solo giorno) richiede delle scuse ufficiali.
“I siciliani se c’è brutto tempo si sentono in colpa, si giustificano, come se avessero invitato qualcuno a casa propria facendogli trovare la tovaglia macchiata di sugo. Enorme – davvero: enorme, e unica e inspiegabile – è l’ossessione metereologica dei siciliani. Se un amico straniero arriva durante un giorno di pioggia, scatta un riflesso condizionato. Dopo i saluti, o certe volte anche prima, il siciliano si sentirà subito tenuto a specificare: Peccato, fino a ieri il tempo si era mantenuto stupendo. O qualcosa di equivalente: Se venivi ieri, la gente ancora faceva il bagno. Tanto più in estate, ma persino in inverno: se qualche amico è così fortunato da capitare proprio durante un giorno di pioggia, il padrone di casa si sentirà in dovere di presentargli qualcosa che somiglia a delle scuse ufficiali da parte sua personalmente e della regione nel suo complesso.
Come se la pioggia dipendesse da una questione di sottosviluppo o disorganizzazione. Se, piove, vuol dire che qualcosa è andato storto. Se qualcosa è andato storto, di qualcuno la colpa sarà. Come succede per il traffico, per la sporcizia sulle strade o per la criminalità organizzata. Trasgredire alla regola del sole anche in inverno si configura come una colpa grave, che i siciliani si addossano senza ribellarsi…
Anche per questo motivo vivere in Sicilia è una responsabilità. Ci si sente in dovere di confermare uno dei luoghi comuni più persistenti, fra i molti che riguardano l’isola. Sulla salubrità del suo clima circolano informazioni incontrollate. Almeno fino alla fine dell’Ottocento sono stati moltissimi i viaggiatori che sulla base di una prescrizione medica, alla ricerca di sollievo per le malattie polmonari, venivano a svernare in Sicilia: e mal gliene incoglieva, perché qui le case mal riscaldate e l’umidità finivano per dare il colpo di grazia alle loro già abbastanza ostruite vie respiratorie. Sta di fatto che il cimitero di Santa Maria del Gesù a Palermo è pieni di lapidi in inglese, francese e tedesco: memoria ognuna di una diagnosi esatta e di una cura sbagliata.
Restava agli sfortunati pazienti la consolazione di riposare per l’eternità in uno dei camposanti più suggestivi del mondo. E un brutale promemoria nei confronti di chi pensava di poter ricondurre la Sicilia a un modello bidimensionale. No: qui esiste tutto e il suo contrario. Ogni contrario si rispecchia nel tutto “ (Roberto Alajmo, L’arte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia, Editori Laterza, Bari 2010).