Quando l’informazione è scientificamente corretta…
Che la morte sia “un fatto statistico del tutto normale” (come cantava Claudio Lolli negli anni ’70) è una constatazione cinica, ma terribilmente vera, specie nel bel mezzo di una pandemia, ascoltando i bollettini serali della Protezione Civile… Nessun dubbio che essi facciano parte di una comunicazione ‘politicamente corretta’, come ‘scientificamente corrette’ sono le informazioni che forniscono gli epidemiologi, incrociando dati e ricercando faticosamente delle correlazioni… Dubito fortemente, tuttavia, che da questa forma di comunicazione possano derivare ‘automaticamente’ comportamenti virtuosi e responsabili. Il metodo scientifico è un’acquisizione piuttosto recente del genere umano ed è praticato, nella vita quotidiana, da una piccolissima minoranza. Anche tra gli ‘scienziati’ sono tanti quelli che ne seguono scrupolosamente le regole finchè sono dentro al laboratorio, per poi adottare altri ‘metodi’ di osservazione e interpretazione della realtà (compresi il vertice religioso o quello estetico), quando ne escono… Ecco perché quando le percentuali di decessi e le probabilità di morte sono riferite ad una ‘popolazione’ della quale ‘probabilisticamente’ facciamo parte anche noi, la nostra reazione è di uscire precipitosamente … da quel grafico e rifugiarci in uno più benevolo.