Omosessualità e ricerca di identità
“Se una persona è gay… chi sono io per giudicarla?”. La disarmante risposta che papa Bergoglio ha dato ai giornalisti sull’aereo che lo riportava da Rio de Janeiro a Roma il 29 luglio 2013 ha sicuramente contribuito (dentro e fuori la Chiesa) a guardare ai percorsi di identità sessuale e di genere con uno sguardo meno giudicante e normativo di quello abituale, più aperto alla comprensione e al riconoscimento di quelle infinite sfumature che connettono il maschile e il femminile, più di quanto non li separano e li oppongono.
Da questo punto di vista la ‘classicità’ appare più evoluta e aperta della cosiddetta ‘modernità’. Tra i miti dell’antica Grecia – che racchiudono spesso tra le pieghe delle narrazioni fantastiche significati profondi e interpretazioni esemplari delle vicende psicologiche dell’uomo – ce n’è uno – quello di Tiresia – che ben si presta a cogliere l’ambivalenza della sessualità umana, offrendoci una chiave di accesso agli aspetti più nascosti e complessi di essa, ivi compresa la dimensione dell’omosessualità.
Tiresia, secondo la mitologia greca, era uno dei pochi esseri umani ad avere provato personalmente la bisessualità. Un giorno, sul monte Cilene, vide due serpenti nell’atto di accoppiarsi. Per difendersi dal loro attacco colpì con il bastone la femmina, uccidendola. Subito fu trasformato in donna e divenne una celebre prostituta. Sette anni dopo si trovò nello stesso luogo di fronte alla stessa scena: questa volta ad essere colpito fu il maschio. Tiresia recuperò la precedente virilità. Dall’esperienza diretta di entrambe le condizioni Tiresia trasse una particolare conoscenza e competenza in fatto di sessualità, al punto che Zeus ed Era si rivolsero a lui per metter fine ad una animata lite coniugale che ruotava attorno all’interrogativo: chi trae maggior piacere dall’atto sessuale, l’uomo o la donna?
La risposta dell’esperto Tiresia fu la seguente: “Se si divide il piacere d’amore in dieci parti, tre volte tre vanno alla donna e una sola all’uomo”. La risposta non piacque ad Era (che per ripicca lo accecò): forte di questo argomento il suo divino consorte, Zeus, aveva tentato di giustificare… le tante infedeltà coniugali!
Ciò che è interessante notare nel mito non è solo il transessualismo di Tiresia (da uomo diventa donna e da donna ritorna ad essere uomo), ma la condizione originaria, simboleggiata dai due serpenti intrecciati: l’iniziale bisessualismo. E’ come se i due generi – il maschile e il femminile – si originassero nella loro identità specifica solo a seguito della scissione di quell’intreccio unitario.
Identico messaggio ritroviamo nel famoso mito degli androgini, raccontato da Platone nel Convivio, del quale in genere si ricorda solo la prima parte. Questi particolari esseri viventi, uomo-donna (=andro/gini), che gli stessi Dei temevano per la loro forza e il loro ‘potere’, furono da Zeus tagliati a metà, dividendo la parte maschile da quella femminile, per indebolirne la potenza. Narra il mito che a seguito di questa separazione ogni metà (che Platone definisce ‘symbolon’) desiderava ardentemente ricongiungersi all’altra metà e nulla volevano più fare divise l’una dall’altra. Archetipo della ricerca amorosa, questa immagine è anche diventata l’espressione simbolica più efficace per esprimere la riunificazione degli opposti.
Ma il mito continua narrando che se Zeus avesse tagliato solo la parte maschile o solo la parte femminile, queste metà sarebbero andate in cerca di un proprio simile: l’uomo di un altro uomo, la donna di un’altra donna.
La lezione è chiara: l’identità sessuale non è un carattere ben distinto, ben definito e presente al momento della nascita, ma l’approdo di un processo di esplorazione e di ricerca, che attraversa anche esperienze traumatiche (scissioni, separazioni, ambivalenze…), momenti di confusione e di incertezza, di piacere e di godimento, di aggressività e di tenerezza, che si alternano lungo il percorso della maturazione, dello sviluppo e della crescita. L’identità sessuale è l’approdo di un lungo cammino che inizia ancor prima della nascita e si completa con la maturità, passando attraverso stadi e snodi inizialmente determinati dall’informazione cromosomica, ma che subisce maggiormente l’influenza delle rappresentazioni culturali e mentali della sessualità, così come vengono vissute e mediate nella relazione parentale e nei processi di educazione.
Una varietà di gradazioni che poco si presta ad essere ingabbiata, separata e opposta nel dualismo in bianco e nero degli stereotipi sociali, ma che andrebbe ‘compresa’ nella sua complessità espressiva.