Echo chamber o ‘affinità elettive”?
Da uno splendido articolo di Walter Quattrocchi (La Babele di Internet), uscito su Le Scienze (aprile 2018) dal quale viene fuori che sui social noi utenti tendiamo a connetterci sempre più con chi la pensa come noi e ad escludere (e ignorare) chi non aderisce alla nostra visione del mondo e della realtà. Ne viene fuori una ‘lettura fortemente polarizzata’ delle notizie e la tendenza dei social a chiudersi in ‘dinamiche di gruppo’, finalizzate a promuovere unicamente l’autorispecchiamento reciproco’ (=echo chamber), anche attraverso la condivisione di ‘false notizie’.
“… il vero motore della diffusione delle informazioni false sembra essere una conseguenza del cambio di paradigma indotto dai social network nel processo di accesso alle informazioni. Tantissime informazioni, poco tempo per elaborarle attentamente e difetti connaturati alle nostre percezioni creano un mix potentissimo. Notiamo le informazioni che più ci convincono e che meglio aderiscono alla nostra visione del mondo (e ignoriamo quelle avverse), su di esse ci soffermiamo e le condividiamo con i nostri amici virtuali. Dal confirmation bias si arriva così alla echo chamber e si innesca un processo che, segregando su visioni comuni, fortifica la polarizzazione. Le fake news sono solo la punta dell’iceberg, l’uso strumentale e pretestuoso delle informazioni è solo una conseguenza di questo fenomeno molto più radicato e profondo.
Non è un caso che l’Oxford Dictionary abbia eletto ‘post-verità’ come parola dell’anno nel 2016. La definizione si traduce con un ‘aggettivo che denota circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti nella formazione dell’opinione pubblica rispetto all’emotività e alle convinzioni personali’. Come a dire che nel 2016 abbiamo scoperto che l’essere umano non è razionale; ma lo aveva già mostrato tempo prima Daniel Kahneman, premio NObel per l’economia nel 2002, anche per aver sottolineato il ruolo dell’irrazionalità nel giudizio umano che riguarda decisioni economiche“.