A qualcuno piace caldo
L’ultima chiamata per la salvezza della Terra, attraverso la decarbonizzazione (=zero emissioni), ha una data precisa: 2050. Lo sostengono 145 Paesi tra cui i 27 dell’Unione Europea. La Cina chiede uno strappo al 2060, l’India al 2070. Ma siamo sicuri che si tratta di una ricetta sicura? Se lo chiede la rivista Limes nel numero in edicola (n. 11/2024), sollevando dubbi e domande che non lasciano proprio tranquilli.
“ Non pretendiamo qui di stabilire correttezza di diagnosi – dunque imminenza del Giudizio Universale – e relativa terapia decarbonizzante. Consideriamo le proposizioni entrambe vere. Il problema è che la seconda non consegue dalla prima. Se stiamo tutti rischiando la vita questa cura anti-CO2 non ci salverà. Perché non funziona.
Il presunto obbligo morale è ‘non sequitur’ logico e fattuale. Alibi che ostacola l’impegno verso l’eco-adattamento di cui trattiamo in questo volume come terapia parallela. Determinante. Dove la priorità è data non alle cause ma al contrasto degli effetti devastanti su ambiente e salute di temperature imbizzarrite. Scelta indotta dall’inefficacia dell’approccio corrente.
La battaglia per la decarbonizzazione è persa. Per vincerla occorrerebbero forse secoli. Non possiamo aspettare. Urge limitare le conseguenze della sconfitta. E sperare che nel frattempo non ci sorprenda l’autodistruzione dell’umanità. Esito oggi più probabile per via bellica – terza e ultima guerra mondiale alle porte? – che climatica. La sconfitta della decarbonizzazione è nei dati che dovremmo conoscere e che se conosciamo facciamo finta di non vedere. Quest’ultimo riflesso giustificato in quanto etico. Utile menzogna. Perché se ammettessimo di aver perso, l’umanità che si vorrebbe globalmente vocata alla crociata anticarbonica precipiterebbe in depressione. Meglio raccontar(si) balle rassicuranti che guardare i fatti in faccia. Riflesso della cultura manageriale assurta a senso comune che prescrive l’ottimismo in quanto motore dell’efficienza e vieta il presunto pessimismo, quando invece è adesione al principio di realtà, perché betabloccante d’ogni slancio. Sarà. Al lettore decidere se sia meglio adattarsi a fatti non incoraggianti per contenerne le derive negative o sbattere ridendo contro un muro. Parlano i numeri. Nonché decrescere, la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera aumenta costantemente: nel 2018-22 dello 0,8% annuo. Se assumessimo che ogni anno diminuisse dell’1%, la neutralità carbonica verrebbe raggiunta nel 2160. L’obiettivo net zero 2050 sarebbe possibile solo riducendo le emissioni del 4,8% ogni anno” (pp. 8-9).