Per un servizio di ‘psicologia del territorio’ in Sicilia
A pochi mesi di distanza dalla presentazione del Ddl sullo psicologo di base, da parte del M5S, un altro Ddl sul contributo, che gli psicologi potrebbero dare alla comunità siciliana, è stato presentato dal PD (n. 987 del 15.05.2015), firmatari gli onorevoli Concetta Raia e Digiacomo Giuseppe. Scopo: istituire un servizio di psicologia del territorio, in grado di assicurare una serie di interventi importanti all’interno della rete regionale dei servizi sociali.
I fattori fisici, psicologici e sociali inerenti la salute e la malattia, il benessere e il disagio, l’adattamento e la devianza, lo sviluppo e le disabilità sono strettamente intrecciati. Eppure nella Regione Sicilia – contrariamente ad altre Regioni – i due sistemi di assistenza (sanitaria e sociale) non si sono ancora realmente integrati. La parola integrazione viene ripetuta continuamente come un mantra, ma nella realtà Aziende sanitarie e Comuni continuano a camminare su binari separati e spesso anche divergenti. Da tempo sono stati individuati (sulla carta) i 65 distretti socio-sanitari, sui quali dovrebbero convergere sia le politiche del ‘piano sanitario regionale’ quanto quelle del ‘piano sociale regionale’. Mancando a più livelli una reale e reciproca condivisione dei processi con i quali si costruisce l’integrazione socio-sanitaria (dalla programmazione alla pianificazione degli interventi), a 15 anni dalla Legge quadro sulla riforma del Welfare (328/2000) non si è ancora costruito in Sicilia un “sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali”. Molte azioni proposte dai vari “piani di zona” continuano ad ispirarsi al vecchio modello assistenziale, basato sulla distribuzione ‘a pioggia’ delle risorse (poche o molte che siano), attraverso interventi e progetti basati sull’occasionalità o sulle emergenze, utili a conseguire consensi temporanei, ma non a costruire sistema.
Nel disegno di legge del PD sono contenute, a mio giudizio, due indicazioni importanti. La prima: aver pensato ad un Servizio di psicologia del territorio da collocare nel sistema dei servizi sociali della Regione, con la precisa finalità di farsi carico di tutte quelle problematiche che rientrano nella sfera “psico-sociale”. Questa impostazione rilancia competenze e aspetti della professione psicologica in controtendenza con le scelte della politica professionale nazionale (promossa dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, ma non solo), orientate fino adesso verso la caratterizzazione dello psicologo come “figura sanitaria”. Il viraggio della professione verso l’area sanitaria (favorito in Italia dal fatto che le uniche assunzioni significative di psicologi, circa 6.500, sono state quelle operate dal Servizio Sanitario Nazionale) non esaurisce gli ambiti di competenza e i settori di intervento della psicologia. Gli psicologi, infatti, sono in grado per la loro formazione di dare un notevole contributo di conoscenza e di aiuto non solo nel campo della prevenzione, ma nella individuazione di tutti quei disagi psicologici che si originano in particolari situazioni sociali o ambientali (famiglie ad alto rischio di disgregazione, persone che vivono in condizioni di marginalizzazione o di rischio devianza o di deprivazione sociale, persone esposte a situazioni di particolare aggressività o di violenza fisica e psichica, minori che incontrano difficoltà evolutive nel loro sviluppo…). L’art. 2 del Ddl esemplifica in modo chiaro e pertinente una serie di questi interventi che un Servizio di psicologia del territorio, se presente e di facile accesso,sarebbe in grado di attuare, interventi oggi del tutto assenti o parzialmente coperti dagli psicologi delle aziende sanitarie. Attivare all’interno dei servizi sociali del territorio una rete di servizi di psicologia (con compiti diversi da quelli dei servizi di psicologia delle ASP) servirebbe a dare una risposta a problemi molto diffusi, che non affrontati precocemente, sfociano in disturbi psicologici più seri e più complessi sia sul piano personale sia su quello socio-familiare. Una proposta del genere significa anche, sul piano culturale e politico, riprendere lo spirito progettuale della Legge 328/2000, una legge sicuramente ‘ambiziosa’ e di grande respiro politico, che indusse alcuni di noi a fornire indicazioni molto concrete sul contributo che lo psicologo avrebbe potuto dare alla messa a punto del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, anche se in molte Regioni è rimasta una legge inevasa.
L’altra indicazione importante, contenuta nel DDl, è quella espressa all’art. 1 quando dice che il servizio di psicologia del territorio non ha solo compiti di prevenzione e assistenza, ma finalità esplicite di promozione e costruzione del “benessere nel sistema di convivenza” e di concorrere al “pieno ed armonico sviluppo dell’individuo in relazione ai contesti di vita familiari, lavorativi, amicali, del tempo libero, associativi e comunitari”. Sarebbe facile liquidare queste affermazioni come espressioni di una retorica politica, che mal si accorda con le ‘pratiche concrete’ di amministrazione e di governance portate avanti anche dall’attuale maggioranza. Parlare di ‘benessere’ quando una percentuale rilevante della popolazione siciliana è a rischio di povertà, il 40% dei giovani è disoccupato e molte famiglie sopravvivono grazie alla residua rete del “welfare parentale”, può sembrare veramente ipocrita e quasi offensivo. Credo invece che – riconosciuta la necessità di una visione più realistica degli obiettivi di un DDL – evocare il “benessere psicologico e sociale” come un obiettivo (che diventa anche ‘indicatore’) di una buona politica, possa significare cominciare a rimettere al centro della riflessione politica le persone nella globalità e complessità dei loro bisogni e delle loro esigenze e non soltanto il loro valore di scambio nelle logiche di mercato.
Il Ddl è adesso in discussione presso la VI Commissione. In questo clima di incertezza della legislatura non è detto che approderà all’Assemblea. Sostenere comunque come psicologi e semplici cittadini questa proposta mi sembra importante. Forse non molti sanno che il Parlamento Siciliano ha attivato nel suo sito una sezione di e-democracy, dove poter leggere le proposte di legge presentate, esprimere agli onorevoli firmatari o relatori la propria approvazione o contrarietà, avanzare eventualmente un proprio parere ed ottenere anche delle risposte. L’ho fatto con il Ddl sullo psicologo di base, presentato dal M5S e il presidente del gruppo on.le Cancelleri mi ha gentilmente risposto. Queste le osservazioni che ho inviato ai due firmatari del Ddl sul servizio di psicologia del territorio: “Trovo utile la proposta del ddl e necessaria la presenza degli psicologi nella rete dei servizi sociali, con compiti precisi, diversi e non sovrapponibili a quelli degli psicologi che lavorano in Sanità o nella libera professione. Gli interventi che sono previsti all’art. 2 sono appropriati, ma occorre dare al servizio di psicologia un assetto organizzativo più chiaro e definito, evitando che ogni Comune o consorzio di comuni faccia di testa propria… La programmazione dei Piani di zona, infatti, è troppo eterogenea e si rischia di vanificare un progetto che per funzionare deve essere stabile, pluriennale, coerente, evitando che si riduca a progettini annuali che non diventano mai ‘sistema’.
Il reclutamento dei 500 psicologi previsti deve avvenire per concorso e dopo aver definito la tipologia del contratto, previa individuazione del profilo professionale dello psicologo nella dotazione organica dei Servizi Sociali del Comune (o consorzio di comuni). A tal proposito occorrerebbe pensare ad un finanziamento ad hoc (le risorse dei Piani di zona sono troppo aleatorie e soggette nella loro destinazione agli ‘umori’ degli amministratori di turno).
La denominazione “servizio di psicologia del territorio” – anche se ha avuto una certa fortuna (Campania, Veneto…) – non mi sembra la più appropriata (anche i servizi di psicologia delle ASL sono ‘territoriali’). Perchè non chiamarli più semplicemente “Servizi di psicologia sociale”? Come ex docente di ‘psicologia sociale’ (Università di Catania) posso assicurarvi che i contenuti disciplinari sono fondamentalmente gli stessi. Il termine ‘sociale’ evoca direttamente l’ambito della L. 328/2000, dei servizi sociali alla persona, alle famiglie, ai gruppi, alla scuola, alle organizzazioni, alle comunità… Buon lavoro.”