Mansplaining
“Quando un siciliano non sa una cosa, in genere te la spiega!”. Pensavo fosse una battuta scherzosa derivata da situazioni reali, che anch’io ho avuto modo di sperimentare. Se chiedete a un catanese come raggiungere un ufficio comunale o una via particolare, potete stare certi che vi indicherà il percorso a piedi o in macchina per raggiungerli, anche se non ne conosce affatto la precisa ubicazione. Lo fa – credo – per non deludere le aspettative della persona forestiera (‘ospitalità greca!?) o per non mostrare una lacuna conoscitiva, indecorosa per un catanese doc!
Scopro invece – leggendo Mind (maggio 2024) – che trattasi di un fenomeno particolare definito con un neologismo inglese mansplaining (man ed explaining), del tipo “te lo spiego io!”, riscontrato più frequentemente negli uomini, i quali – quando discutono con una donna – tendono ad assumere un atteggiamento di superiorità intellettuale e a mostrare di saperne di più e meglio anche su argomenti, sui quali la donna è più preparata.
E’ una forma vera e propria di maschilismo, che deriva dalla stessa matrice culturale che porta a considerare la testimonianza di una donna meno valida (anche quando riferisce di una violenza subita) o a non riconoscere il valore di certi sintomi specie se riferiti a malattie che colpiscono specificatamente il sesso femminile o alla sistematica attribuzione di problemi fisici a cause psicologiche, quando a riferirli è una donna. “Il collegamento con il mansplaining consiste nel fatto che in tutti questi casi sembra che alla donna non sia riconosciuto il diritto di esprimersi senza che le sue parole vengano messe in dubbio o senza che sia ritenuta bisognosa di chiarimenti da parte di una figura maschile” (p. 46).